Cammino di Assisi - cammino ufficiale di San Francesco   Città del Cammino

”Vade Francisco et repara domum meam”

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Eremo di Sant'Antonio da Forlì - Santuario di Montepaolo

Il Cammino di Assisi inizia con la visita all'eremo di Montepaolo ... oggi anche Santuario… prima dimora italiana di Sant'Antonio... ... dopo appena un anno e mezzo ..... venne eletto Provinciale delle Romagne.. per il suo raffinato e dotto eloquio.... ben presto la sua popolorità oltrepassò ogni confine…… ed è curioso  conoscere ……. che a quel tempo della sua breve vita.. era conosciuto e famoso in ogni dove come .. Antonio da Forlì.  … e nonostante ciò .... dopo la morte  gli fu cambiato l’appellativo ... per motivi non ancora bene appurati… mentre in Portogallo da sempre …… è chiamato Antonio da Lisbona … sua città natale...

        Antonio a questi impegni ne aggiunse altri due: uno piuttosto umile, quello cioè di lavare le povere stoviglie dopo i frugali pasti della Comunità; l'altro, assai più difficile ed impegnativo: studiare e meditare la Parola di Dio per essere ben preparato e pronto a com­piere il servizio sacerdotale e predicare, cosa che, pur limitatamente, già faceva nei dintorni del Romitorio. Per la sua dotta preparazione e per il suo fine eloquio il Superiore gli comandò di predicare durante un'Ordinazione Sacerdotale nel duomo di Forlì, perché sapeva bene che il silenzioso fraticello avrebbe fatto fronte egregiamente alla ina­spettata situazione che si era venuta a creare con l'assenza del predi­catore ufficiale. Da quel momento in poi si può dire che per Antonio finì il periodo di quiete e solitudine nelle quali si era immerso fin dal suo arrivo a Montepaolo.
Per favorire questa sua aspirazione, Antonio aveva chiesto ad un suo Confratello l'uso di una grotta naturale, adibita fino allora a ripostiglio per gli attrezzi da lavoro.
Fu qui che si preparò a quella straordinaria predicazione che lo rese noto in tutta Italia e Francia, predicazione iniziata in modo occasionale a Forlì.
Partirà da Montepaolo e ritornerà solo un’altra volta dopo alcuni anni (1228), quando, eletto Provinciale (Superiore), dovrà visitare, per obbligo d'uffi­cio, i conventi francescani sparsi nella vasta zona che da Rimini si estendeva a tutta l'Emilia, parte del Veneto, Lombardia e Piemonte.
Pare - e qualche autore lo conferma - che abbia decretato, sia pure a malincuore, la chiusura dell'umile Romitorio, dove egli stesso aveva sperimentato la straordinaria presenza di Dio che lo chiamava e lo stava preparando alla grande missione di predicatore. La chiusu­ra del Romitorio era dovuta al fatto che il caseggiato era ormai ina­bitabile e la zona era diventata particolarmente pericolosa in quanto frequentata da fuoriusciti, ladri e sbandati d'ogni risma.
Il Santo ordinò ai Frati di ritirarsi a Castrocaro dove - ed ormai pare certo - esisteva già una Comunità Francescana, forse tendente ad un certo "conventualismo". Sta di fatto che i nuovi arrivati a Castrocaro da Montepaolo pare venissero distinti dagli altri col nome di "Eremiti di Montepaolo".
Chiuso il conventino, la piccola comunità abbandonò anche la Grotta. Da questo periodo fino al 1690 gli storici fanno silenzio, per meglio dire, posse­diamo scarsi documenti relativi a quel tempo.
C'è da pensare, che la devozione dei Fedeli verso il Santo non fosse cessata in quel luogo, dal momento che un nobile di Castrocaro - tale Giacomo Paganelli - quando si trovò in grave condizione fisica, pensò al Santo così detto da Forlì (si perchè a quei tempi veniva così chiamato) ; ma non a quella celebre città col suo famosissimo santuario, già meta di grandi pellegrinaggi, bensì all'umile posto dove il grande Taumaturgo dimorò per circa quindici mesi: lì il miracolato Paganelli fece costruire in segno di gratitudine una Cappella (1629). La gente riprese le pratiche devozionali verso il Taumaturgo con numerosi pellegrinaggi da tutta la Romagna e oltre.
In seguito per via dei continui smottamenti le vie di accesso diventarono sempre più difficoltose  e pericolose ed i pellegrini diminuirono senza mai cessare del tutto grazie alle genti vicine.
Fu un conterraneo di Antonio, un ex gesuita portoghese perseguitato in patria, ottimo scrittore, storico e assai stimato nella Curia Pontificia, con un suo confratello (Michelini) che alla fine del XVIII secolo a farsi carico per ridare dignità al Santo luogo. Sta di fatto che in poco tempo e siamo nel 1790 in un anno appena fu restaurata la Grotta, la Cappella diventò una piccola Chiesa e al suo fianco fu eretta una Canonica
per una abitazione permanente di un sacerdote. Per salvarsi dall’invasione napoleonica  fu deciso di passare in “Juspatronato” (ciò praticamente in proprietà) tutto il complesso al Marchese Vitaliano Paolucci per evitare l’esproprio.
Fu restituito alla Diocesi di Modigliana nel 1901 e questi ai Francescani della Toscana, che divennero Custodi dell’antico Eremo. Il ritorno effettivo dei frati in modo permanente avvenne nel 1868 da parte dei Francescani di Bologna.Nel centenario della nascita così viene ricordato da Padre Nerozzi:” Il giorno 1° ottobre, ultimo delle centenarie feste 1895 rimarrà imperituro….I pellegrini accorsi al Sante Eremo oltrepassarono le dodici migliaia……”
L’anno dopo ripresero i sommovimenti del terreno provocando danni alle strutture e i frati furono costretti ad abbandonare di nuovo l’eremo, che fu preso in Custodia dal Vescovo Agostino Bandini con l’intento di risistemarlo in breve tempo. Sotto la cura del presule fu ampliato la vecchia Canonica, fu costruita una cappellina in onore di Maria Ausiliatrice, con un piccolo ospedale (ospizio) con 6 posti letto per i pellegrini bisognosi di cure e di ristoro e si rinnovarono i sentieri di accesso.
L’Istituzione Religiosa decise di riaffilare la custodia all’Ordine Francescano che si impegnarono in primis di dare una sistemazione definitiva alla prima dimora di Antonio in Italia, comprando (1904) direttamente il podere “Montepaolo”sui cui era sorta la originaria Grotta del Santo, che venne rimontata nella sua sede naturale e l’evento fu celebrato il 15 Agosto 1905 con una grande processione e benedizione della Grotta. Negli anni 1930-40 l’Eremo subisce ulteriori modifiche assumendo l’attuale aspetto. L’afflusso di pellegrini è stato assai rilevante fino ai primi anni ‘70  e oggi sono ripresi con rinnovata vitalità e con vera devozione per il grande Taumaturgo.

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