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Badia Prataglia

All'interno del Casentino, Badia Prataglia è un mondo a sé. Essere 'badiani', e già il nome in tutta la valle evoca una spiccata individualità, vuol dire trovarsi in mezzo all'Appennino tra Toscana e Romagna. Vuol dire parlare una lingua che non è né toscano né romagnolo e, soprattutto, vivere 'dentro' la foresta e 'della' foresta.

I badiani, per antica tradizione, sanno 'cavar fuori' dal legno qualunque cosa; ancora oggi si può trovare chi fabbrica un mobile o una semplice scodella di faggio. Ma vivere della foresta, tra aceri e tigli, frassini e castagni, faggi e abeti, vuol dire anche essere meta ambita per ambientalisti e villeggianti.

La 'villeggiatura' era un termine in voga all'inizio del secolo quando a Badia Prataglia vi fu un fiorire di alberghi e pensioni. Il paese è rimasto segnato da quell'epoca, da quella moda di costruire case in stile alpino. Oggi la foresta attorno al paese è dichiarata 'Riserva naturale biogenetica', una sorta di banca che preserva la biodiversità delle specie vegetali, e fa parte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Del parco, Badia è il paese principale ed ospita un centro visita e un museo forestale intitolato ad un grande selvicoltore ottocentesco, il boemo Karl Siemon, personaggio mitico, probabile figlio naturale dell'Imperatore d'Austria, a cui si deve la rinascita delle Foreste Casentinesi.

Scoprire Badia Prataglia vuol dire avvicinarsi a questa storia fatta di alberi ma soprattutto di uomini: boscaioli, falegnami. Una comunità stretta intorno all'antica abbazia, o meglio alla sua chiesa romanica che è tutto quel che ne resta. Un vecchio monumento che, come spesso accade in Casentino, è carico di suggestione: una cripta, due capitelli di un misterioso, preesistente edificio romano, la figura di un orante. Lo stesso simbolo che adorna la pieve romanica di un altro paese del Casentino, Montemignaio, anch'esso popolato da gente di montagna (e di foresta). Che sia solo un caso?

Da Badia Prataglia, risalendo verso nord una panoramica strada di crinale, si raggiungono l'Eremo e quindi il Monastero di Camaldoli. L'importanza storica, spirituale, ambientale di Camaldoli è assoluta. La visione del cenobio maestoso e silente o quella delle celle degli eremiti, ordinatamente racchiuse dagli abeti colonnari, restano serenamente impresse nell'animo.

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